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GIUSEPPE BARTOLI


Oh s’io potessi all’onorato monte
     Giunger col tardo piede ov’ho il pensiero,
     Or che di novo lume eterno e vero,
     Van le tue rime, Ulipio, adorne e conte!
5So ben, ch’udrei tra ’l verde lauro e ’l fonte
     Dolce cantarle il cigno stesso altero,
     Cui già correan nel bel tempo primiero
     Le ninfe d’Arno ad ascoltarlo pronte.
Vedrei da Febo accorle, anzi nel grembo
     10Porle di Gloria, e per maggior suo scorno
     Mostrarle al Tempo, e ragionar con lui
Queste pur fien tue spoglie e fregi tui,
     Quando vedremo a quel tuo carro intorno
     (E ten rallegra) il gran Petrarca, e ’l Bembo.


GIROLAMO BARUFFALDI


I


Cieca di mente, e di consiglio priva
     Scende giù l’alma avvolta in fragil manto,
     E peregrina finchè giunga a riva
     Questa prende a passar valle di pianto.
5Ivi talor non sa se muoia, o viva
     Fra le tempeste, che l’assedian tanto
     Ma se di Fè l’occhio più interno avviva
     Qual mai si vede alto soccorso accanto
Spirto immortal, che il Ciel di sè innamora,
     10Fassi a lei guida, e presso lei riluce,
     E trarla cerca dal periglio fuora.
Ma guai, se dietro l’orme sue di luce
     Pronta non segue, e cade assorta: allora
     Folle di sè dorrassi, e non del Duce.