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cazione all’alloggio offerto. Non v’era bisogno di giustificazioni. Il sito era il migliore che ci fosse a loro disposizione. Gli ospiti eran gente semplice che si accostumava facilmente alle evenienze della vita. Eran Ebrei di Betlemme, abituati a quelle caverne, perchè le loro località abbondavano di grotte grandi e piccole, alcune delle quali servivano di abitazione fin dal tempo degli Emim e degli Horites. Non v’era alcuna offesa per loro nel fatto che la caverna dove erano stati messi era stata ed era una scuderia. Essi appartenevano ai discendenti di una razza di pastori, le greggie dei quali abitualmente dividevano coi padroni le abitazioni ed i viaggi.

Seguendo l’uso derivato da Abramo, i padiglioni dei Beduini ricevevano tuttora egualmente cavalli e persone. Giuseppe e gli altri obbedirono volentieri il guardiano, ed ammirarono la casa provando una gran curiosità. Tutto ciò che, si associava alla storia di Davide li interessava.

L’edificio era basso e stretto, senza finestre, e di poco sporgente dalla roccia alla quale era unito per di dietro. Nella bianca facciata v’era una porta fissata su enormi cardini e imbrattata di creta ocracea.

Mentre si toglieva la stanga di legno dalla serratura, le donne si eran appoggiate ai loro cuscini. All’aprirsi della porta il guardiano gridò;

— «Entrate!» —

Gli ospiti entrarono e si guardarono attorno. Capirono subito che la casa non era che una fabbrica posta a dissimulare l’ingresso di una caverna probabilmente di quaranta piedi di lunghezza, nove o dieci di altezza e dodici o quindici di larghezza.

La luce raggiava attraverso alla porta sopra un pavimento ineguale, piovendo sopra a dei mucchi di grano, di foraggio, di terraglie e di masserizie che occupavano il centro della caverna.

Ai lati si trovavano delle mangiatoie abbastanza basse per le pecore, e fatte di pietra, murate con della calcina resistente. Non vi erano fiancate o stalli di alcun genere. Polvere e piccole paglie ingiallivano il pavimento e riempivano tutti i crepacci ed i vani ingombri di ragnatele che scendevano dal soffitto come pezzi di tela sucida. Il luogo era abbastanza pulito ed in apparenza comodo quanto può essere una qualunque delle stalle di un Khan vero e proprio. Difatti il primo progetto dei costruttori era stato di fare una caverna, non una stalla.