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Portava uno smunto tarbooshe, una blusa sciolta, senza maniche, senza cintura, e cadente, larga, dal collo alle ginocchia. I suoi piedi erano nudi. Il cammello, irrequieto pel carico, si lagnava, di quando in quando, mostrando i denti, e l’uomo passeggiava, indifferentemente, in su ed in in giù, tenendo le briglie e vantando i suoi frutti freschi provenienti dagli orti di Kedron: uva, datteri, fichi, mele e melagrane.

Ad un lato, ove la strada sboccava nella corte, eran sedute delle donne colle spalle rivolte al muro. Il loro abito era quello comune alla classe più modesta del paese; una veste di tela che s’estendeva per tutta la lunghezza della persona, leggermente attillata alla vita, ed un velo abbastanza ricco perchè, dopo aver coperto la testa, potesse avvolgere le spalle. La loro merce era contenuta in una quantità di vasi di terra come quelli tuttora adoperati in Oriente per trasportare l’acqua dei pozzi, ed in bottiglie di pelle. In mezzo ai vasi e alle bottiglie, rotolando sul terreno sabbioso, noncurante della folla e del freddo, giuocava, spesso in pericolo, ma incolume, una mezza dozzina di bambini, seminudi, coi corpi abbronzati, e che cogli occhi neri lucenti come perle nere, e i folti capelli neri attestavano il sangue d’Israele. Qualche volta le madri mostravano i visi liberi dai loro veli e con ostentazione gridavano la propria merce: nelle bottiglie vino, nei vasi bevande spiritose. Le loro preghiere si perdevano di solito tra il frastuono generale esse ricavavano un ben meschino guadagno a cagione dei molti concorrenti: uomini tarchiati, dalle gambe nude, dalle tuniche sudicie, dalla barba lunga, erranti di qua e di là colle bottiglie legate dietro le spalle, gridando: «vino dolce! uva di Engaddi!»

I venditori di uccelli non fanno meno chiasso — colombe, anitre, spesso usignuoli, ma più di frequente piccioni, sono venduti ai compratori che, ricevendoli, non pensano alla vita pericolosa di coloro che li prendono, arrampicandosi sulle più alte rupi, sospesi ora all’orlo dei precipizi colle mani e coi piedi, e ora dondolanti in una cesta fra i crepacci delle montagne. Confusi con essi, dei merciaiuoli ambulanti di gioielli, uomini furbi, vestiti di scarlatto e di bleu, con dei turbanti bianchi, e coscienti dell’abbaglio che produce un nastro colla lucentezza dell’oro, o un braccialetto, o una collana, o un anello per le dita o pel naso; girovaghi venditori d’utensili domestici, venditori di vesti, venditori al minuto d’unguenti per ungere i