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denti alle età più venerande: se le stelle vecchie non sono numerose come dovrebbero, si può pensare, oltre che alla loro minore visibilità, che la nostra galassia anch’essa non sia vecchia abbastanza per contenerne molte.

Tornando alle nostre tre stelle tipiche, secondo l’Eddington il sole 5 milioni di milioni di anni fa era come Algol e basterà retrocedere ancora di un venticinquesimo di questo periodo per avere la sua data di nascita, mentre ci vorranno non cinque, ma 500 di queste unità di tempo, per vederlo ridotto come la Krüger 60. Questi periodi si possono calcolare, conoscendosi la velocità con cui la massa stellare deve annichilarsi per fornire l’energia necessaria alla radiazione propria ai periodi stessi. La storia della vita declinante di una stella sta tutta nel gioco alterno e contrapposto della creazione d’energia per annichilazione e la dissipazione per irraggiamento di quella energia; l’un fenomeno provoca l’altro, con il risultato di una continua perdita di massa, di un continuo aumento di densità per la perdurante contrazione, di un progressivo raffreddamento alla superficie, di un affievolirsi della sua luce.

Ho detto gioco alterno: la parola assume tutto il suo significato nella pulsazione di luce delle cefeidi.

Si potrebbe domandarsi se la massa stellare non possa assottigliarsi anche sfuggendo essa stessa, proiettata dalla radiazione, nello spazio; se il fenomeno fosse intenso, i mirabolanti periodi ora citati potrebbero ridursi di molto; ma così non è: la perdita diretta di massa esiste, ma è insignificante.

Più difficile a spiegarsi la fase di nana bianca e più difficile ancora farla morire: giunta all’ultimo stadio della serie principale o di nana rossa, forse l’opacità degli strati esterni all’interno irraggiamento, cresciuta a dismisura e la contrazione che continua, hanno per conseguenza l’esaltazione estrema della temperatura interna, restata sin qui quasi costante: si fa il numero spaventoso di un miliardo di gradi al centro. La materia residua, sin qui refrattaria all’annichilamento, cede anch’essa finalmente al destino comune nel crogiolo fattosi più rovente, creando nuova energia che esalta a sua volta ancora la temperatura superficiale, riportando verso il bianco la luce della stella moribonda; luce tuttavia sempre più debole, per l’assottigliarsi inesorabile della massa, l’aumentare della densità, l’impicciolire della superficie.

Come morrà la stella? Se infine anche il suo cuore si raffredda, la sua compressione fantastica dovrebbe cedere, ma dove troverà