Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
86 | annie vivanti |
li cito. Sono sacrosanti. — E aggiunse piano: — Le mie labbra sono indegne.
Poi, distrattamente, prese a recitare Richepin:
Voici mon sang et ma chair, |
E lo disse, guardando fisso Valeria che gli sedeva rimpetto. Ella si fece di nuovo pallidissima; ma gli occhi che la fissavano non vedevano lei.
Nino e lo zio Giacomo restarono a pranzo dalla zia Carlotta, e alla sera, due dei soliti poeti — un probabilista, ed uno di quelli poco lavati — vennero a ossequiare la poetessa.
Nancy sedeva ritta e sottile, in poltrona, e i poeti le urlavano d’intorno.
— Che cosa pensi di D’Annunzio? — le chiese Nino, profittando, per farsi udire, di un istante in cui i due poeti prendevano fiato.
— Non l’ho letto, — disse Nancy. — Non ho letto nulla, nè nessuno.
— Brava! così si fa, — gridò Muggi, l’illavato, annuendo colla testa scarmigliata. Non legga nulla e conservi la propria individualità!
— Legga tutto, legga tutto, e coltivi la forma, — gridò il probabilista Raffaelli.
Durante la discussione che seguì, le voci dei due poeti formarono un muro di strepito intorno a Nino e a Nancy, che li isolava permettendo loro di discorrere insieme.
— Quanti anni hai? — chiese Nino, guardandole la fronte blanda su cui le sopracciglia si stendevano come ali tranquille sopra gli occhi ridenti.
— Ho sedici anni, — disse Nancy, e la fossetta s’incavò.