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i divoratori | 381 |
napoletana, e mentre reggeva col braccio Anne-Marie, che, in piedi sul sedile, sventolava tutt’e due le mani alla circondante folla.
La figuretta ondeggiava col moto della carrozza, che moveva rapida per la gaia strada illuminata. Ben presto anche gli ultimi entusiasti furono lasciati indietro, e Anne-Marie si lasciò scivolar giù al suo posto presso Nancy. L’automobile correva sulla marina; al di là del Golfo il Vesuvio respirava, col ritmico alito infuocato; e le tranquille acque splendevano. Nancy ricordò che questa era la patria di Aldo — poi scordò tutto al suono delle dolci parole usitate:
— T’è piaciuto il mio concerto, Liebstes? Sei felice, cara mamma mia?
La frase era ormai divenuta una specie di formula ch’esse ripetevano, ridendo, come il ritornello d’una canzone. Di tutte le ore del giorno, febbrili e turbolente, era questa l’ora di gioia pel cuore di Nancy. Anne-Marie, che di consueto era bizzarra e inafferrabile — resa più strana dalla sua musica, ed esaltata dall’adorazione di molta gente — in quest’ora ridiventava la sua tenera bambinetta, più mite e più dolce dell’Anne-Marie di tutt’i giorni, più vicina e più umana dell’Anne-Marie dei concerti: che era una strana e inaccessibile creatura di cui Nancy talvolta dubitava che potesse proprio appartenere a lei!
Fräulein e Bemolle seguivano in un’altra carrozza. Dall’impresario in poi, nessuno aveva osato turbare quest’ora sacra e stellata del loro amore.
E Nancy, rimpianse ella mai i suoi perduti sogni di gloria? Ricordò ella mai il suo non scritto Libro? Non le ardevano più le ferite dell’ali che ella s’era strappate?
No. Essa viveva per Anne-Marie e di Anne-Marie. La Chimera dell’ispirazione si era allontanata da lei.