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376 | annie vivanti |
— Temo — disse — che per le ragazzine troppa musica non faccia bene ai nervi.
— Sì, sì che fa bene! — gridò Anne-Marie, disperata e piangente. E come Nancy la confortava cingendola col braccio, la bambina singhiozzò: — Mamma, digli una cosa! digli una cosa che io non so dire! Aiutami.
— Che cos’è, cara?
— Ti ricordi... che dovevamo andare in un paese lontano... tu dicevi che era un paese caldo, e bello... e sporco... Dov’era?
— Vuoi dire il Messico?
— Sì, sì, sì! Allora hai detto qualche cosa degli alberghi che sono là... cos’hai detto di quei piccoli alberghi strani?
Nancy riflettè un istante. Poi si ricordò, e sorrise.
— Ho detto che non vi si trova che quello che si porta con sè.
— Sì, sì, — balbettò Anne-Marie, eccitata e incoerente, — adesso dillo... dillo ancora, ma dillo della musica.
Nancy rise e le baciò la fronte accaldata.
— Vuoi dire che nella musica non si trova che quello che si porta con sè, nella propria anima?
— Sì, — disse la bambina. — Voglio dire così.
— Cara! — disse Nancy. E la baciò.
Ma il Musicista Vero se ne andò disgustato.
Che ignoranza! Che discorsi sconnessi! Cosa c’entravano gli alberghi messicani colla musica di Bach?
XXV.
Un anno passò come un sogno, spargendo rose e mirti ai piedi di Anne-Marie: un anno di fantastici viaggi da trionfo a trionfo. La vita per Anne-Marie era come un ma-