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i divoratori | 361 |
(— «Zwei Millionen»!! — mormorò Fräulein.)
Bemolle le ripestò il piede.
— E questo, cosa vuol dire? «Clausola 8: La parte suddetta si obbliga a dare un numero minimo di centoquaranta concerti all’anno, per tre anni».
— Questa è una pura formalità, — disse l’impresario — Si mette in tutti i contratti. È semplicemente per impedire che nè io nè voi perdiamo il nostro tempo a balladarci colle mani in tasca a far niente. Del resto, se non vi piace, amen. Lasciate stare. Già, non sono venuto qui per questo. Sono venuto per un contratto che ho col più grande tenore del mondo. Si firma domani. Eccolo.
E trasse dalla tasca un contratto in cui figurava il nome di un celeberrimo cantante; il documento era tutto costellato di centinaia di mila lire, come un prato è punteggiato di margheritine.
Fräulein fu molto impressionata.
— Meglio non lasciarlo scappare, — disse a Nancy in tedesco. — Prendilo, prendilo subito.
E lo presero subito. E firmarono il contratto. E Bemolle lo fece accuratamente registrare.
— Ecco fatto! «Nun ist alles in Ordnung», — disse in tedesco il «grossolano personaggio», rivolgendosi con un risolino a Fräulein. E tirò su l’aria col naso, e inghiottì.
Ben presto s’avvidero del significato della clausola 8.
«La parte suddetta» si era obbligata a dare un numero minimo di centoquaranta concerti all’anno, e la parte suddetta era Anne-Marie. No, certo, ad Anne-Marie non sarebbe concesso di perdere il tempo a balladarsi colle mani in tasca. In sedici giorni aveva fatto undici viaggi e dato dodici concerti.
Essa passava da città a città, da palcoscenico a palcoscenico, e pareva un pallido serafino che suonasse in sogno. A metà del settimo viaggio Fräulein si ammalò, e fu lasciata a mezza strada tra Mainz e Colonia.