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360 | annie vivanti |
— «Sprechen wir Deutsch.»
E difatti parlarono tedesco, a grande divertimento dell’impresario parigino, che era nato a Klagenfurt.
Dopo lunga lettura e svariate considerazioni, Bemolle si rivolse — sempre col cipiglio dell’intenditore — all’impresario:
— Qui dite: il trenta per cento all’artista?
L’impresario fece il suo rumore col naso, e inghiottì la sua saliva.
— Precisamente, — disse. E dopo una pausa soggiunse: — Io mi assumo tutti i rischi e tutte le spese!
— Oh! davvero? — disse Nancy, quasi pronta a chiedergliene scusa.
Bemolle le toccò il gomito perchè tacesse.
— Trenta per cento delle entrate lorde? — chiese Bemolle, con fare sospettoso.
— Nossignore. Delle entrate nette, — disse l’impresario.
— Ah, così va bene! — disse la ingenua Fräulein.
E Bemolle le pestò un piede.
— ...Che cos’è questa clausola dei tre anni? — chiese Bemolle.
— «Que diable!» — disse l’impresario. — Credete forse ch’io voglia far tutta la fatica di lanciarla, perchè voi, dopo sei mesi, me la portiate via? E io posso restare a succhiarmi le dita?
— Che grossolano personaggio! — disse Fräulein in tedesco. («Gemeiner Kerl!»)
Ma Nancy osò dire timidamente:
— Mi pare che Anne-Marie sia già lanciata!
— Trovate? — disse l’impresario. — A me non pare. Se la lancio io, in due anni deve guadagnarsi i suoi due milioni. — E l’impresario tirò su l’aria col naso. — Per meno, non vale la pena ch’io me ne occupi.