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356 | annie vivanti |
— Sentite? — diceva curvo sul pianoforte, suonando con molto pedale e molto agitar della sua folta chioma nera, — il Cavaliere parte... è pieno di speranza e di coraggio! Sentite questo battito, questo galoppo e rimbombo? è il galoppo del Cavallo, ed il battito del cuore del Cavaliere.
Sì, sì; Nancy sentiva benissimo il Cuore e il Cavallo del Cavaliere.
— Ed ora... — il tappeto di ricci neri sulla testa di Bemolle descriveva una curva subitanea e piombava quasi a toccare la tastiera, — ecco l’Apparizione, l’Ombra velata, che lo ferma e gli parla!... Sentite l’Ombra come mormora e borbotta?
— Io la farei borbottare in re minore, — disse Anne-Marie.
E poi uscì dalla stanza gaia e leggera, lasciando nel cuore di Bemolle un senso di vago scontento con la sua Ombra che borbottava in fa maggiore.
Ben presto, essendovi molte cose da fare — molti programmi da preparare, e lettere da rispondere, e scritture da accettare o rifiutare — Bemolle dovette mettere da parte la sua opera e il suo poema sinfonico, e dedicarsi esclusivamente alle cose pratiche riguardanti i concerti e i viaggi.
Tutt’e tre — Nancy, Fräulein e Bemolle — erano un po’ confusionari e distratti. Sovente si confondevano nelle date degli impegni presi.
— Il teatro Costanzi a Roma ha telegrafato chiedendoci tre concerti in febbraio. Naturalmente ho accettato, — gridò Bemolle, trionfalmente, un giorno che Nancy ed Anne-Marie ritornavano da uno dei temuti e inevitabili ricevimenti dati nel West End in loro onore.
— Ma — disse Nancy con fronte turbata — non avevamo accettato Stoccolma per febbraio?