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350 | annie vivanti |
si confonderà! Non è possibile che tenga a mente quelle mille e mille note! Adesso si romperà una corda! Mio Dio mio Dio! ora succederà qualche cosa! e se il mio cuore continua a battere così, io cadrò per terra, e morirò.
Ma nulla accadeva — e Nancy non moriva; e il pezzo finiva. E gli applausi crepitavano e scrosciavano intorno a lei.
Il concerto terminava... E poi erano insieme, sole insieme, nella movente penombra della carrozza piena di fiori.
— Sei felice, mamma mia cara?
— Sì, sì, sì! sono felice, adorata mia!
Nel mite mese di maggio andarono a Londra.
Londra! la patria del padre di Nancy — Londra, vicina all’Hertfordshire, dove Nancy aveva passato i primi otto anni della sua vita!
A bordo dell’agitato battello sulla Manica, Nancy additò alla sua bambina le bianche scogliere britanniche.
— Guarda piccola mia, — e la sua voce era tremante e intenerita, — quella è l’Inghilterra!
— Lo so, — disse Anne-Marie.
— Devi amare l’Inghilterra, — disse Nancy.
— Vedremo, — rispose il prodigio, che non intendeva d’amare su comando.
Fräulein Müller era agitata da mille reminiscenze. Era lì, a Dover, che la madre di Nancy, — Valeria — dolce e giovine e Italiana, le era venuta incontro ventiquattro anni fa!... Avevano preso il thè, con pane e burro, nel treno... Avevano entrambe perduto l’ombrello... e pioveva...
Anche oggi pioveva, grevemente, malinconicamente, sul triste paesaggio verde della contea di Kent, che il treno attraversava, correndo verso Londra.