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276 | annie vivanti |
che mi sta bene. E facchini e guardiafreni e conduttori, tutti mi adorano! Corrono in su e in giù a cercarmi gli oggetti che ho perso, a portarmi delle cose da mangiare, ad aprirmi le finestre e a chiudermi a chiave nello scompartimento.... anche quando non è necessario.
«Poi, in viaggio non ho mai sonno. Metto giù la testa non importa dove, e dormo come un gatto cinque minuti. Poi mi sveglio allegra e ragionevole e di buon umore. Sì, sì; credo che veramente vi piacerebbe di avermi in viaggio con voi.
«Nell’ultima vostra — breve come tutte le vostre lettere — (sono contenta che siate breve), mi dite che andate in Isvizzera. Conosco e adoro ogni roccia ed ogni ciottolino della Svizzera; conosco ogni pino in ogni foresta; ed ogni scoiattolo su ogni pino. Ho percorso ogni serpeggiante via maestra, che s’attorciglia come uno svolazzo di nastro bianco intorno ai fianchi austeri delle Alpi. Sono fuggita da ogni blanda mucca elvetica, ruminante su ogni blanda prateria.
«Salutatemi la Svizzera. L’adoro.
«Nancy.»
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«New York.
- «Amor mio di lontano,
«Eccomi tornata nella città, la terribile città, torrida e rumorosa sotto il violento sole di luglio. E voi mi scrivete dall’Hôtel Bellevue ad Andermatt!
«Andermatt! Che frescura e chiarità e scintillìo mi mette nella mente quella parola. Nell’afa opprimente di questa città, mi cade sul cuore come un fiocco di neve. E nella lettera vostra soltanto tre parole: «Vieni qui. Subito».