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228 annie vivanti


— Sì, sì, cara! non sarà niente. La Madonna aiuta! Brava, brava, poverina!...

Un’altra faccia, e una voce:

— Devo lavare qui, professore?

Poi qualche cosa le sgorgò caldo e salato sulla guancia, e le sgocciolò in gola. Qualcuno — era lei? — si strozzava, soffocava... poi d’un tratto nella stanza c’era un dolore, un dolore stridente, lancinante, spaventevole. Una voce d’uomo diceva:

— Lasci stare, lasci stare. Non serve. Guardi qui.

E ancora Valeria sentì che le voltavano il capo; e poco dopo un crepitìo, come se le tagliassero i capelli. E lo scrosciar dell’acqua...

La testa di Valeria era voltata lateralmente, ed ora vedeva davanti a lei la schiena d’un uomo vestito di bianco, colle maniche rovesciate, che si lavava le mani sotto un robinetto d’argento. Le piacque guardarlo. Egli si volse scotendo nell’aria le mani bagnate. Era lui che aveva la faccia rossa e gli occhi sanguigni e i baffi grigi. Vedendo gli occhi aperti di Valeria egli le fece un cenno amichevole col capo e disse:

— Bene, bene. Un po’ di pazienza.

Valeria gli sorrise; ma sentendo che la sua bocca non si muoveva, gli ammiccò cogli occhi; e la faccia rossa le rispose con espressione amichevole.

Qualcuno le teneva il polso; e per un po’ tutto fu silenzio. Ah! ancora quel dolore, quello spaventoso, lancinante dolore.

Un’esclamazione, e poi una parola: «Inutile!»

Valeria aprì gli occhi. Vide la faccia colle ali, un po’ lontana, che teneva lo sguardo fisso sulla faccia dell’uomo cogli occhi rossi; questi era vicinissimo e chino sopra di lei. Due altre faccie erano, anche loro, chine a guardare qualche cosa che Valeria non vedeva, perchè quella cosa doveva essere sul suo cuscino.