Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/237


i divoratori 225

si sarebbe formalmente opposto alla vendita dei titoli; quindi Valeria fu tetra e misteriosa, accennando a cupe possibilità, piangendo e minacciando; e finalmente lasciò nell’animo dello zio Giacomo la convinzione che essa si era messa in qualche grave pasticcio finanziario, di cui le cause non erano confessabili.

Il vecchio, muto di indignazione e di dolore, prese dalla cassa forte dei titoli per seimila lire; e Valeria, tremante e umiliata, li chiuse nel suo sacchetto viola. Poi, baciato in fronte lo zio, che scuoteva la vecchia testa arruffata, scese rapidamente le scale.

— Ah, queste donne! — brontolò lo zio Giacomo, seguendo dalla finestra i passi affrettati di Valeria, che tenendo con mani confuse l’ombrellino, la borsetta e le lunghe sottane, s’accingeva a traversare la strada senza badare alle carrozze nè ai tram.

A un certo punto parve allo zio Giacomo ch’ella fosse proprio sotto il naso di un cavallo; ma il vetturino, con una strappata di redini e molte bestemmie, riuscì a schivarla.

— Ah, queste donne! queste misere donne! — mormorò lo zio Giacomo, e tornò rabbiosamente al suo lavoro.

Valeria andò a una Banca, e dopo molte spiegazioni superflue e confusionarie da parte sua, ne emerse un quarto d’ora dopo con cinque mila lire e dell’oro, dell’argento e del rame chiusi nella rigonfia borsetta.

— Ora, — disse Valeria tra sè, — andrò da Cook, che me li cambierà in denari americani. O forse si può spedire in qualche altro modo. Domanderò.

E Valeria traversò la piazza del Duomo e prese per via Santa Margherita, pensando a Nancy. Povera piccola Nancy senza un soldo! Povera piccola innocente mamma dell’ancora più innocente Anne-Marie! Come erano difficili le cose pratiche della vita!