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i divoratori 187

rastrello la piccola pila d’oro, e la contò, poi spianò davanti a sè i tre biglietti da cinquecento franchi. Indi pagò: cinque volte la già quintuplicata posta.

Aldo si sporse e prese il rastrello. In quell’istante un uomo seduto verso il centro della tavola mise la mano sulla pila d’oro e di biglietti e fece per trarli a sè.

— Ah! «pardon! pardon! pardon»! — gridò Aldo, battendo il rastrello sui denari e fermandoli sulla tavola. — «C’est à moi»!

— «Ah, non»! — disse l’uomo, mettendo recisamente la mano sui biglietti, — «ça, c’est ma mise à moi. Voilà déjà trois coups que je l’y laisse...»

Aldo era incoerente dall’agitazione. Nancy, pallidissima, si sporse:

— «C’est à nous, Monsieur».

— «Ah, mais c’est par trop fort», — gridò l’altro, che era francese e aveva una voce forte.

Respinse con un urto il rastrello di Aldo, e si prese i denari. Aldo si volse ai croupiers; era livido e gesticolante. Ma i croupiers si strinsero nelle spalle.

Aldo fece appello alla gente vicina, alla gente in faccia... avevano pur veduto!... Ma nessuno aveva veduto niente, nessuno sapeva niente.

— «Faites vos jeux, Messieurs»... — disse il croupier. E la palla ronzò.

— «Bah, ces italiens»! — disse il francese; e i vicini sorrisero.

Aldo tremava e aveva gli occhi iniettati di sangue.

— Vieni, vieni via! — balbettò Nancy, — per amor di Dio, Aldo! per amore della piccola! Vieni via.

E Aldo si volse e la seguì.

Uscirono dalle sale. Nell’atrio l’orchestra suonava la suite del «Peer Gynt».

— Oh Aldo, Aldo, — disse Nancy, — andiamo via, andiamo via da questo luogo terribile.