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180 | annie vivanti |
piazza del Casino. Nancy e la bambina rimasero sulla panchina, volgendo le spalle alle aiuole profumate, mentre Aldo entrava nel Casino a prendere il viatico.
Pochi istanti dopo ricomparve col viso acceso e stravolto.
— Oh canaglie! Oh, ladri e briganti!
— Cosa è successo? — chiese Nancy.
— È successo che m’hanno dato cento cinquanta franchi! — disse Aldo, gettandole in grembo con ira sprezzante tre biglietti da cinquanta franchi.
— Cento... cinquanta... franchi! — alitò Nancy. — Mio Dio!
— Nancy, senti! Non c’è che una cosa da fare. Vai dentro, e giocali. Sbáttili giù, su un numero qualunque. E se si pérdono, vadano al diavolo! E che la sia finita.
— Va bene, fa pure, — disse Nancy. Sentiva che ormai nulla più importava.
— Non posso, io, — disse Aldo, che era livido. — Non mi lasciano più entrare, finchè non avrò ripagato questo straccio d’elemosina! Va tu, va tu, fa presto!
Nancy si alzò tremante.
— Ma come faccio? come li gioco?
— Non importa, non importa, — disse Aldo. — Tanto è lo stesso.
E si coprì il volto colle mani. Chiaro davanti a lui stava il pensiero che loro tre possedevano al mondo cento cinquanta franchi e un debito di cento e ventitrè.
Si volse alla bambina:
— Anne-Marie, di’ un numero! Un numero qualunque...
Anne-Marie non capiva.
— Ma sì, tesoro, — disse Nancy. — Sai bene i numeri che t’ha insegnato la nonna!
— Ah sì, sì, — disse Anne-Marie. — Uno, due, tre, quattro...