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i divoratori | 173 |
Aldo si mosse nervosamente.
— Te l’avevo pur detto io, che i sistemi non valevano niente...
Nancy non rispose. Cercava di pensare, cercava di comprendere. In questioni di denari capiva poco, ma questa cosa la capiva. Non possedevano più nulla. Come sarebbero ritornati a Milano? E, a Milano, come avrebbero vissuto? Con sua madre? Ma Valeria doveva già angustiarsi e privarsi, da che si erano date ad Aldo le quaranta mila lire. Non prendeva più carrozze. Le scatole di cioccolattini che regalava ad Anne-Marie erano un po’ più piccole. Portava un mantello dell’anno scorso, regalatole dalla zia Carlotta.
E la zia Carlotta, anche lei, brontolava sempre pei denari. Diceva che quando voleva spendere cinque lire doveva girarle in mano tre volte, e poi se le rimetteva nel borsellino, e si lagnava amaramente che Adele non potesse trovar marito, perchè aveva troppo poca dote, e gli uomini oggi-giorno non guardavano che i denari.
C’era la zio Giacomo, caro angelo di vecchio brontolone! Certo lui li avrebbe aiutati. Ma aveva i vecchi debiti di Nino da pagare; e poi tutti, tutti andavano a farsi dare denari da lui. Parenti lontani, vecchie conoscenze, amici decaduti, tutti gli scrivevano periodicamente domandando quattrini. E lui s’arrabbiava, e giurava sempre che questa era l’ultima volta...
L’unica persona della famiglia che fosse ricca era Carlo. Ma Nancy ben sapeva che Carlo, per suo fratello, non avrebbe più fatto nulla, mai.
Che cosa accadrebbe? Che ne sarebbe di loro?
Essa guardò Aldo: era seduto nella poltrona a dondolo, la testa abbandonata all’indietro e gli occhi rivolti al cielo. Egli si era appunto ricordato che Nancy gli aveva trovato una somiglianza con San Sebastiano, ed ora, per