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i divoratori 153


— Ora che béby sa camminare, — disse Valeria a sua figlia, — tu dovresti riprendere il tuo lavoro.

— Sicuro che devo, — disse Nancy, sollevando tra le braccia la sua bambina e ponendosela in grembo. — Hai visto, mamma, i braccialetti che ha? — E tese verso Valeria le due brevi braccia paffutelle della bambina, a mostrare intorno al minuscolo polso una triplice lineetta rosea, che solcava deliziosamente le tenere carni. — Vedi? tre piccoli braccialettini «porte-bonheur»!

E Nancy baciò il polso grassetto, mordendolo un poco.

— Dove è stato messo il tuo manoscritto? — chiese Valeria.

— Oh! non so! disopra, forse... o altrove, — disse Nancy, fingendo di mangiare il piccolo braccio nudo della bambina. — Oh! che bontà! che bontà! Proprio stuisito!... Mamma, questa creatura sa di erbetta e di vaniglia e di viole mammole. Assaggia un po’, che buon sapore! Assaggia!

E porse il piccolo braccio da mordere anche a Valeria.

Saggia, — disse la piccina.

La nonna assaggiò e trovò eccellente e squisito. Allora dovette assaggiare anche l’altro braccio; e lo trovò squisito. E poi un pezzetto di guancia; e poi l’altra guancia... e tutto era squisito. Poi la bambina alzò il piedino nella sua scarpetta di cuoio bianco, e lo tese alla nonna:

Saggia!

Ma la nonna non volle assaggiarlo e disse:

— Beh! beh! cattivo! — E anche all’altro piedino teso perchè lo assaggiasse, la nonna disse — beh! beh! — e aggiunse anche un’altra parola, indicante grande schifo.

Ma la piccola disse: — Saggia! — e gli angoli della sua bocca cominciarono a curvarsi ominosamente in giù.