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i divoratori 143


— No, no, nulla al mondo! — disse Nancy.

Nel dirlo uno strano brivido passò in lei, un rapido battito le scosse il cuore, e sentì la radice dei suoi capelli rizzarsi come tante piccole spine. Poi più nulla.

La strana sensazione svanì, ed essa si volse per tornare al suo posto; si fermò ritta accanto alla tavola, e chinò lo sguardo sul «Capitolo XVII». L’inchiostro ancora umido brillava sulla cifra. Ma Nancy aspettava — aspettava di sentirsi ripetere sotto al cuore quel palpito strano, trillante, indescrivibile. Volse lo sguardo ad Aldo. Egli stava pingendo pensosamente la faccia di un’altra semiminima, facendola diventare grande e nera.

Allora Nancy sedette, e intinse la penna d’avorio nella bocca spalancata del calamaio. Ah! Ecco! ancora! Ecco, il battito! il battito! Come una piccola mano morbida che la colpisse nel cuore! Ed ora, un fremito lungo, un tremolìo, come d’uccelletto imprigionato!

— Aldo! Aldo! — gridò, e cadde avanti, col viso nascosto sulle braccia.

E i suoi capelli diffusi ondeggiarono sul «Capitolo XVII», e sfregiarono la bianca pagina aspettante.

XXI.

* * * * * *

Nancy si mosse, sospirò!... poi lenta aprì gli occhi. Era sveglia.

Nella camera attigua Valeria singhiozzava tra le braccia dello zio Giacomo, e la zia Carlotta baciava Adele, e baciava Aldo, che, pallido con gli occhi rossi, stringeva la mano a tutti.