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140 annie vivanti


XX.

Non fu più concesso ad Aldo di suonare il pianoforte, perchè disturbava Nancy nel suo lavoro. Egli doveva anche stare in casa per ricevere chiunque venisse, perchè Nancy non fosse importunata.

Quando all’ora di pranzo ella non voleva interrompere il corso dei suoi pensieri venendo a tavola, era Aldo stesso che, in punta de’ piedi, le portava i pasti; perchè la domestica dal passo pesante e dal viso stupefatto la irritava e la distraeva. Un silenzio riverente regnava sulla casa.

Baldelli, della casa editrice di Roma, ebbe sentore del Libro e venne a Milano per sapere se era possibile averlo. L’editore milanese del Ciclo di Liriche, che distrattamente aveva omesso di pagare le ultime due edizioni di quel libriccino fortunato, mandò, senza che glielo si domandasse, un «chèque» quasi inverosimile, e suggerì per la nuova opera una edizione di lusso rara e ricercata.

Nancy non rispose a nessuno, non badò a nessuno. Il Libro, come un falco, le teneva gli artigli conficcati nel cuore.

Era una sera d’inverno; sotto la lampada accesa Nancy scrisse al sommo di una pagina bianca: «Capitolo XVII». Ella scrisse questa intestazione accuratamente, devotamente, disegnando i numeri romani con penna amorosa. Questo era il capitolo culminante del Libro. Per raggiungerlo, l’opera si era andata lentamente innalzando, in ripida e audace ascesa. Ma da quel punto il poema doveva fluire e precipitare, in largo, irrefrenabile torrente fino alla sua portentosa chiusa. Questo capitolo era il sommo, l’apogeo e la corona.