Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/151


i divoratori 139

nato, dicendogli: «Povero bello!» come talvolta aveva fatto negli anni scorsi... Ma quando egli reclinò il capo, ella seguitò distrattamente a stropicciarsi le unghie d’una mano sul palmo dell’altra, e a guardar fuori dalla finestra.

Egli sentì che dalla benevolenza di Clarissa poteva dipendere tutto il suo avvenire; e, quasi per un senso di dovere verso Nancy, egli afferrò una di quelle mani bianche e la baciò col suo bacio più morbido e conturbevole.

— Oh, Aldo! non fare la lumaca, — disse Clarissa ritirando la mano. Poi lo squadrò da capo a piedi e disse: — Bah! Ringrazio il cielo che m’ha fatto sposar Carlo!

A questa dichiarazione Aldo non credette affatto. Tuttavia questa frase, aggiunta a tutti gli altri smacchi, lo urtò. Quando partì, comprese che Clarissa lo considerava come l’esclusiva proprietà di Nancy, quanto il paio di antichi candelabri d’argento che ella le aveva dato per regalo di nozze; e comprese che ella non riprenderebbe mai nè lui nè i candelabri. Quelle fiamme per lei non si accenderebbero più.

Nancy aveva scritto un terzo del Libro. Era una grande opera: un Libro di cui il mondo parlerebbe.

Come il portento di Giovanna d’Orléans, una visione ultra terrena le aveva incendiato il cuore. Sentiva il Genio, come una grande aquila imprigionata, agitare le immense ali nel suo cervello, e l’Ispirazione, abbagliante e indefinita, le stendeva le braccia. Epiteti fini e fiammanti, rime e ritmi, come bimbi coronati di rose, irruppero cantando nella sua fantasia; e la giovane Idea, sciolti i luminosi capelli, sorse nuda e nuova innanzi a lei...

Ecco: il bianco-e-nero Fiore della Frase apre i tuonanti petali: e sulla carta bianca sfolgora e vive il Poema.