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112 annie vivanti


«Questa è la quarta volta che t’invito quest’anno, e non sei mai venuto. L’anno scorso non era così.

«Clarissa

«P.S. La piccola poetessa verrà a star quì un mese.»


Aldo arrivò l’indomani. Dopo aver salutato il fratello e la cognata domandò:

— Dov’è Saffo dai capelli di viola?

Clarissa gli spiegò che non era ancora arrivata. Allora egli fece il broncio e suonò il pianoforte tutta sera, mentre Carlo russava sul canapè.

Clarissa, volgendo gli occhi dall’uno all’altro, si domandava quale dei due la insultasse di più.

Nancy arrivò il giorno dopo. Aveva portato con sè tutte le sue carte, i suoi quaderni di appunti e anche un porta-penna d’avorio rotto, con cui scriveva sempre. Era già tutta presa dal capolavoro. Si sarebbe messa all’opera immediatamente. Durante il percorso, nella carrozzetta che Clarissa guidava, dallo sbarco alla villa Solitudine, Nancy raccontò i suoi progetti a Clarissa, che sorrideva e approvava, frustando la grassa e pigra cavallina.

Avrebbe scritto un libro. Il Libro! Una grande opera seria, con alti intenti; non un volumetto di brevi poesie scapigliate, effimere, che si leggono oggi e si dimenticano domani. E si era prefissa di non pensare ad altro che al Libro; di non vivere che per il Libro. Avrebbe sognato il Libro; passeggiato per il Libro; respirato, mangiato, dormito per il Libro. A Milano, con tanta gente intorno, gente che parlava e la distraeva, era impossibile lavorare; ma qui, nella grande camera tranquilla in cima alla casa... Com’era buona Clarissa, com’era cara di averci pensato! Nancy sentiva di non poterla mai abbastanza ringraziare...