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i divoratori 109

mese di giugno sarebbero bastate a consumare la morte profumata della verginetta del Freiligrath, nella «Vendetta dei fiori»; bastate poi anche a coprirne la bara dall’estremità più larga alla più angusta. Ci vollero due uomini per portarle tutte, legate in grandi fasci di bianchezza olezzante, per la strada Caracciolo fino al palazzo Imparato.

Nino, in vettura, venendo dalla stazione, vide già in distanza due uomini carichi di candidi fiori, e si domandò vagamente per chi potessero essere.

Poi ripensò il viso di Nunziata, pallido e torturato, come per ultimo l’aveva veduto nel dirle addio. Ora la rivedrebbe sorridere di quel grazioso sorriso, titubante e un po’ birichino, che era rimasto un sorrise giovane... (Gli uomini coi fiori avevano voltato l’angolo della strada... Ora anche la vettura di Nino svoltò, ed ecco gli uomini che a passo cadenzato ancora lo precedevano).

Egli era stato un egoista, un vile. Ma espierebbe, farebbe quello che era onesto. Nunziata non rimarrebbe più sola a piangere, non sarebbe più spinta al braciere di carbone come una sartina innamorata...

(Gli uomini coi fasci di fiori erano raggiunti, e camminavano a fianco della vettura. Un momento ancora e questa li lasciava indietro). Ed ora la carrozza si fermò alla porta del palazzo Imparato. Il vetturino scese a tirar giù il bagaglio e un lazzarone in attesa si precipitò e se lo caricò sulla spalla. Mentre Nino pagava il cocchiere, gli uomini coi fiori lo raggiunsero ed egli si volse per vederli passare...

Ma non passarono. Entrarono nel portone del palazzo Imparato e sparirono nell’ombra della scalinata... Il cuore di Nino sobbalzò. Il lazzarone, osservandolo, lesse una tragedia nel suo volto, ed ebbe la soddisfacente persuasione che la mancia sarebbe stata cospicua;