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104 | annie vivanti |
egli le aveva dato anche otto anni della vita sua — gli otto anni migliori, perchè, dopo tutto a trentun anni un uomo non si può più dir giovane — insomma, non più tanto giovane...
La sua coscienza lo guardava fisso, e Nino cambiò ragionamento.
Nunziata in realtà non lo amava più; l’aveva pur detto mille volte durante gli ultimi due anni; la loro relazione non era più che un peso, una catena insostenibile per entrambi. Ella stessa lo aveva implorato di lasciarla.
Dopo una di quelle interminabili scene, che oramai accadevano tra loro tutti i giorni e che erano diventate più aspre e più dolorose da che Nunziata aveva, per contentarlo, definitivamente abbandonato il teatro, ella gli aveva detto: «Va, va! te ne scongiuro, te ne supplico! Non posso più vivere così. Ti scongiuro di andartene e di lasciarmi». Dunque, in fondo, se egli l’aveva lasciata era stato per compiacerla.
La coscienza di Nino lo guardava con una faccia divenuta più nera e più irritante; ma le voci bianche ed acute dei suoi desideri gli squillavano nel cuore: «Non bisognava dimenticare ch’egli aveva dei doveri verso sè stesso e verso altri. Dei doveri verso suo padre che desiderava di vederlo normalmente e regolarmente stabilito vicino a lui; aveva dei doveri verso Valeria»... Anche quì Nino sviò rapidamente il corso dei suoi ragionamenti. «Aveva dei doveri verso Nancy, verso la piccola innocente meravigliosa Nancy, che bisognava salvare dalle insidie dei mascalzoni corteggiatori, dei letterati e poetucoli affamati, che per farsi un’aureola della sua gloria, per arrampicarsi a una facile celebrità l’avrebbero sposata e sfruttata e resa infelice. Ed era suo dovere salvarla dagli agguati del bel giovane di professione, di quell’Aldo... Oh, sì, era il suo sacrosanto dovere»... Il treno rallentò,