Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/135

XXV

AD UNA DAMA

perché dalla villa si renda alla cittá.

Biancheggia il piano e il monte
di gelide pruine:
ritorna, o bella, alfine,
ritorna a la cittá.

Non vedi la campagna
che frondi e fiori perde?

Ciò ch’era ameno e verde,
tutto squallor si fa.

Sempre mi stan dinanzi
quelle serene luci,
che furon le mie duci
nel bel cammin d’onor.

O luci, in cui si vede
gelosamente scritto
de l’amicizia il dritto
e il dritto del pudori

Quando verrá dal mare
la fortunata aurora,
che a la natia dimora
ti riconduca alfin;

mandarti io voglio incontro
cento festosi carmi,
voglio a tre giri ornarmi
d’ellere nuove il crin.

Natura, è ver, negommi
sembiante lusinghiero;
de la bellezza, è vero,
il pregio non mi die’.

Ma diemmi in vece un’alma,
a cui non sono ignoti
i piú soavi moti
di cortesia, di fé.

I. Vittorelli, Poesie.

9