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cxc introduzione

Anche certe lezioni di b, raffrontate con quelle di k, fanno supporre un identico errore nell’originale comune: da k esso venne riprodotto fedelmente; il Boccaccio invece si provò a correggerlo per congettura, ma non essendo riuscito a indovinare la lezione genuina, la stessa correzione ci è prova che la lezione del suo esemplare era identica a quella di k. Bastano pochi esempi. Al § XIII 1 il capostipite di k e b doveva avere omesso parea nella frase quattro parea che m'ingombrassero: k riprodusse quello che α gli dava (K: quanto che ingombrassero, T: quanto che ingrombassono, Am: quatro quatro ch’ingombrassero); ma b, essendosi accorto che la sintassi non correva, rimediò col mutare il testo in questa forma: quatro mingombrauano. Al § XIX 18 dove k ha in luogo di effectiue un effāue, b non sapendo da simile forma levare alcun senso adatto al contesto, la trascurò del tutto e trascrisse: narrando alquante delle sue uirtuti che della sua anima procedeano. in XXII 3 b ha un’omissione, la quale ben si spiega ammettendo che anche il suo esemplare avesse la lezione che troviamo in k: ζ concio sia cosa che seconda l'usança della sopradecta cittade, donne con donne ed uomini conhuomini si raunano (K T: siraunarono) acotale tristizia molte donne siraunaro cola.L'omissione di b è: a cotale tristiçia molte donne siraunaro, e bisogna credere che sia stata causata dal ripetersi a così breve distanza della stessa parola raunano o raunarono, raunaro; chè se il capostipite di b avesse avuto nel primo caso la vera lezione radunino, l’omissione sarebbe stata assai più difficile. Al § XXV 9 b si scosta da ogni altra tradizione leggendo quasi medio del buoono homero, invece di quasi recitando lo modo del buono homero; ma anche qui k ci prova che α aveva una lezione che non dava senso (quasi remo, lo modo), onde la necessità di correggere per congettura. Scrupolo di riprodurre fedelmente il suo testo il Boccaccio non lo dimostra in nessuna parte della sua copia, a cominciare dalla separazione violenta delle divisioni dal resto dell’opera, per finire alle sistematiche mutazioni nelle forme e nei suoni, o, come suol dirsi con una sola parola, nell'ortografia: ma poiché senza ragione certo non mutava, così se talune alterazioni o lessicali o sintattiche riesciamo a spiegarle colla lezione che presenta k, possiamo bene addurle con fiducia a conferma delle prove raccolte nella tav. 42 per la derivazione di k e b da un capostipite comune 1.



  1. Cfr. anche a p. ccxliv la tav. 65. E nota pure che in XVIII 5 k ha pare, che può ben stare per parea, e b parue; le altre tradizioni parca: è da credere che α leggesse pare (= parea), e che b mutasse in parue, perohè prese quel verbo come presente, e il contesto richiedeva il passato.