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semplice di maniere, quel mistero che traspare sulle fronti segnate dal Genio gli procacciarono larga e profonda simpatia in quanti lo conobbero. Ma un’anima legossi alla sua coi vincoli della più salda e sincera amicizia, per cui il Bellini non ebbe segretezza di consigli, gioia di trionfi, angoscia di dolori, sogni di gloria, rammarichi di sgomenti, che non fidasse, come ad una parte dell’anima sua all’anima di Francesco Florimo anch’esso giovine al par di lui, leale e mite, di ingegno colto, come più tardi largamente dimostrava nella storia dell’Arte musicale italiana e benemerito della Patria, per avere ordinato e abbellito, arricchendolo d’opere varie e insigni, lo Archivio del Collegio di Musica in S. Pietro a Majella, rendendolo celebre in tutta Europa.

Il Bellini, dopo gl’insegnamenti del Furno e del Tritto, fu accolto nella scuola dello Zingarelli (1882). Guidato da così eletto maestro di profonda stima e d’animo benevolo, nello studio dei più grandi musicisti, che formarono la gloriosa scuola italiana, il giovinetto passava i giorni meditando sulle opere loro, interrogando