Pagina:Ville e castelli d'Italia.pdf/42


il castello sforzesco di milano

pigliò cura fin de farli conciare una lectera da campo a suo modo. In summa più non si poteria fare a figliolo, nè a fratello„.

All’indomani “dopo disnare sua Maestà andò a veder danzare in casa da Francesco Bernardino Visconte, dove erano dame a questo fine, e dopo la una andò fuora de porta Renza, a casa de lo episcopo Pallavicino, pure a veder danzare: e con sua Maestà cavalcava il predicto sig. Duca di paro, e quando tornarono al Castello era più di un’hora de nocte„.

Il Castello di Milano ebbe ancora qualche giorno di splendore col ritorno di Francesco II Sforza a Milano, e in occasione del matrimonio di questi con Cristiana, figlia del Re di Danimarca.

Ma passato definitivamente il Ducato di Milano sotto il dominio di Carlo V, nel 1535, il Castello costituì il pernio di una dominazione straniera che durò più di tre secoli. Nei primi decenni di tale dominazione, il Castello venne rinforzato con un più esteso circuito di baluardi, di oltre tre chilometri di sviluppo, collegato alle nuove mura erette da Ferrante Gonzaga verso il 1552 (bastioni attuali) mediante due opere di difesa, dette Tenaglie di Porta Comasina e di Porta Vercellina.

tiziano - ritratto di senatore.

Durante il secolo XVII, il Castello non ebbe a subire assedi, od assalti; e fu solo nel 1707 che il principe Eugenio di Savoia, impadronitosi di Milano, attaccò il Castello, difeso dall’ottuagenario Marchese della Florida, Castellano spagnolo: un altro assedio ed assalto subiva il Castello nel 1733, per opera del Re Sardo, Carlo Emanuele III, comandante delle truppe gallo-sarde; ed il Castello fu preso dopo che più di 3000 uomini di queste truppe vennero posti fuori di combattimento.

Superata la minaccia di un nuovo attacco nel 1746, altri cinquant’anni trascorsero in pace, fino al momento in cui il Bonaparte, conquistato il territorio milanese, affidava al generale Despinois il compito d’impadronirsi di quella miserabile fortezza che era il Castello di Milano: e dopo parecchi giorni di attacco la guarnigione capitolava.

La rappresentanza cittadina chiese al Bonaparte che fosse deliberata la demolizione “dell’ultimo avanzo della tirannide ma non erano trascorsi tre anni e le truppe austro-russe, comandate da Mclas e Souvarow, riconquistavano la Lombardia, assediando a lor volta i francesi nel Castello: e dopo una giornata di attacco con sessanta pezzi di artiglieria li obbligavano alla resa. L’anno seguente Bonaparte, riprendendo possesso di Milano, non tardava a riavere anche il Castello, ordinandone tosto la demolizione.

I baluardi spagnoli furono nel 1800 rasi al suolo; ed il nucleo centrale, o quadrato sforzesco, servì di base per il grandioso progetto del Foro Bonaparte, ideato dall’arch. Antolini, il quale svolgeva tutti gli edifici pubblici, occorrenti alla