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il castello sforzesco di milano

tanta nobiltà de vestimenti„: il che accentua sempre più il contrasto colla semplicità della vita famigliare. Per la visita di Reinaldo d’Este, il Duca aveva acconsentito che a questi fosse mostrato “tutto il Castello, le camere nostre, et ogni cosa, excepto li denari„.

Della cura che il Duca Galeazzo Maria aveva per il suo abbigliamento e per quello dei suoi famigliari, si hanno frequenti indizi nelle lettere del tempo: egli si era fatto fare “uno zetonino de pelo de lione„ e nel 1475, avendo la Duchessa dato la commissione di un broccato d’oro, Galeazzo ordinava che fosse fabbricata una “peza de brocato simile a quello, facendo per modo che la Ill.a nostra consorte sapia niente„: nelle quali parole si ravvisa l’intenzione di Galeazzo Maria che la sua favorita si trovasse in condizione di poter gareggiare colla Duchessa: a conferma di ciò sono frequenti in quel tempo altre ordinazioni de “zibre (pantofole) da donna, de zetonini raso morello scuro damaschino, per fare una camorra da donna, brocato d’oro per uno paro de maniche da donna„ ordinazioni accompagnate tutte dall’avvertenza che si trattava “per certo nostro segreto„.

Sempre nello stesso anno il Duca scriveva a Parigi per avere “una buona pelle de camozo, che sia pastosa per fare guanti da ballo per nostro uso: et un forficetto piccolo e un coltello da calzolaio per tagliarli„: avvicinandosi l’inverno, ordinava la spedizione di “panetti quattrocento da naso, per nostro uso„.

Ad accentuare il contrasto fra il lusso esteriore e la trascuratezza per le comodità della vita, si aggiungevano le cure del Duca nel soddisfare la passione per la musica ed il canto, e per le cerimonie militari: egli non aveva indugiato, dopo la morte di Francesco Sforza, ad accrescere il numero dei cantori al servizio ducale: nel 1471, facendo ovunque incetta di cantori il castellano ambrosino da longhignana comandante la guardia di galeazzo maria sforza
Dipinto votivo, all’accesso della Corte Ducale.
e di maestri di musica, egli volle ordinare una vera Cappella musicale, la quale arrivò ad essere composta di quaranta persone, diciotto cantori da camera e ventidue da cappella, tutti vestiti di velluto nero, la cui spesa nel 1476 ammontò a 5000 ducati: somma veramente ragguardevole, tenuto conto che ad ognuno dei cantori veniva assegnato, a carico dell’erario, una rendita annua di 300 ducati d’oro. Nè minori erano le cure e le spese per gli stipendiati alla guardia del Duca, riccamente vestiti e fregiati colle varie imprese sforzesche, secondo la persona della famiglia ducale cui erano particolarmente adibiti: lo stendardo di queste guardie era ricamato, sopra disegno del pittore Costantino da Vaprio.

La festa che occasionava particolare sfoggio delle milizie del Castello, era quella di S. Giorgio, ai 24 di aprile, nel quale giorno in Duca si recava solennemente dal Castello al Duomo, dove avveniva la benedizione degli stendardi e si celebrava la messa solenne: questa cerimonia era quella che il Duca nel 1474 aveva ordinato


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