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questa tutto ciò che nell'Annotazioni, per seguire il filo di quell'opera, distratto leggevasi e dissipato, ora con assai molto di nuovo aggiunto si osserva con uno spirito comporsi e reggere con uno spirito, con tal forza di ordine (il quale, oltre all'altra ch'è la propietà dello spiegarsi, è una principal cagione della brevità) che 'l libro di già stampato e 'l manoscritto non vi sono cresciuti che soli tre altri fogli di più. Dello che si può far sperienza, come, per cagion d'esemplo, sulle propietà del diritto natural delle genti, delle quali col primo metodo nel capo I, § VII ragionò presso a sei fogli, ed in questa ne discorre con pochi versi.

Ma fu dal Vico lasciato intiero il libro prima stampato per tre luoghi de' quali si truovò pienamente soddisfatto, per gli quali tre luoghi principalmente è necessario il libro della Scienza nuova la prima volta stampato, del quale intende parlare allorché cita la «Scienza nuova» o pure «l'opera con l'Annotazioni», a differenza di quando cita «altra opera sua», che intende per gli tre libri del Diritto universale. Laonde o essa Scienza nuova prima, ove si faccia altra ristampa della seconda, deve stamparlesi appresso, o almeno, per non fargli disiderare, vi si devono stampare detti tre luoghi. Anzi, acciocché nemmeno si disiderassero i libri del Diritto universale, de' quali assai meno della Scienza nuova prima, siccome d'un abbozzo di quella, il Vico era contento, e gli stimava solamente necessari per gli due luoghi: - uno della favola d'intorno alla legge delle XII Tavole venuta d'Atene, l'altro d'intorno alla favola della Legge regia di Triboniano, - anco li rapportò in due Ragionamenti, con più unità e maggior nerbo trattati. I quali due sono di quelli errori che 'l signor Giovanni Clerico, nella Biblioteca antica e moderna, in rapportando que' libri, dice che «in un gran numero di materie vi si emendano quantità d'errori volgari, a' quali uomini intendentissimi non hanno punto avvertito».

Né già questo dee sembrar fasto a taluni: che il Vico, non contento de' vantaggiosi giudizi da tali uomini dati alle sue opere, dopo le disappruovi e ne faccia rifiuto, perché questo è argomento della somma venerazione e stima che egli fa di tali uomini anzi che no. Imperciocché i rozzi ed orgogliosi scrittori