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pp. 149-51), ha corretta, secondo l’autografo, in «25 ottobre 1725» (cfr. quassú a proposito della lettera xxxm).

XXXVIX. — La data del 1725 stile comune, ora accettata anche dal Gentile (Studi vichiani, p. 217, n. 1 . ), che precedentemente aveva opinato pel 1725 ab Incarnatione, è tanto piú sicura in quanto la lettera è scritta sullo stesso foglio contenente quella del Corsini dell’8 decembre 1725 coi ringraziamenti per l’esemplare ricevuto della Scienza nuova prima. Evidentemente, il Vico, serbando tra le sue carte l’abbozzo d’una precedente lettera ufficiosa non inviata (xxix), si valse l’anno dopo di alcune frasi di essa.

XLI. — La data è della prima stampa.

XLII. — Senza data; ma che sia responsiva a una lettera di augúri pel Natale appare dalle prime parole, e che codesto Natale sia quello del 1725, dal fatto che si discorre della Scienza nuova prima come d’un libro pubblicato di recente.

XLVI. — Senza data nella minuta autografa. Il Villarosa segna quella del 20 febbraio 1726; con che pone congetturalmente la lettera a un mese di distanza dall’altra a cui essa risponde. Ma pare difficile che il Vico, rispondendo a un cardinale, e per cosa che gli stava cosi a cuore, lasciasse correre tanto tempo.

XLIX. — Di quest’ importantissima lettera è andata dispersa cosi la minuta come la grossa. Bensí nel cod. vichiano della Nazionale di Napoli segnato XIII. H. 59 un foglietto intercalato, scritto da mano aliena, dice: «Acchiudo qui una copia di una lettera del sig. Giambattista Vico, tale quale 1’ I10 trovata»; copia rilegata nel medesimo codice e da cui appare che destinatario della presente lettera è un «signor don Francesco», senza indicazione di cognome. II Giordano, che la pubblicò pel primo, indi il Villarosa e i posteriori editori, e anche noi nella nostra prima edizione, la credemmo concordemente diretta a Francesco Solla, che il Villarosa (Opuscoli del Vico, II, 363) afferma nato a Montella in anno incerto, avvocato per qualche tempo a Napoli, ove avrebbe contratta dimestichezza col Vico, ritiratosi indi a Montella, ove il Vico gli avrebbe indirizzata la presente lettera, e finalmente, stanco dalle persecuzioni d’un potente del suo paese, trasferitosi a Roma, ove avrebbe scritta (la fece scrivere invece da un suo fratello chiamato Nicola) una vita del Vico, che, come ha mostrato il Croce ( Bibliografia , pp. 45-6), è quella che, con l’errata attribuzione a un inesistente «Nicola Sala», fu pubblicata nel Giornale arcadico del 1830. Senonché ora, meglio riflettendo, ci siamo convinti che il «signor don Francesco», a cui scriveva il Vico, non è giá Francesco Solla, ma Francesco Saverio Estevan, mittente, a sua volta, delle lettere xlviii e l e d’una terza intermedia, ora smarrita. E invero: a) II Vico rimprovera al destinatario di stimare l’orazione per la Cimmino la migliore delle opere vicinane, «di che — soggiunge — io avevo certamente oppenione affatto con