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ci ha cortesemente comunicata, la stesura definitiva della lettera xxrii, nota finora soltanto attraverso la minuta, pubblicata primamente dal Villarosa e poi da noi. Di siffatti trovamenti abbiamo tenuto conto in questa nuova edizione, la quale, riveduta ancora una volta e pel testo e per l’ordinamento, comprende ormai ottantasette lettere (a prescindere dalle tredici intercalate o citate ne\Y Autobiografia), due frammenti e un biglietto, cioè, in unum, trentasei numeri in piu dei cinquantaquattro della vecchia edizione del Villarosa.

Circa il testo, basterá dire che esso è stato coliazionato sugli autografi o apografi, se conservati, o, in mancanza, sulle prime stampe, giusta il seguente elenco:

I. — Dagli autografi o apografi del fondo Villarosa (Biblioteca Nazionale di Napoli): vili, x, xi, xiv, xvm, xix, xx, xxi, xxn, xxv, xxvi, xxix,

XXX, XXXI, XXXII, XXXVIII, XXXIX, XLIII, X LI V, X L V, XLVII, XLVIII, L, LI, LII, LVI, LVI1I, LIX, LX, LXI, LXIJ, LXIII, LXV, LXVII, LXVIII, LXIX, LXXI, LXXII, LXXIV, LXXVI, LXXVIII, LXXXI, LXXXIIII, LXXXV, XC.

II. — Dagli autografi o apografi sparsi: i e n (Nazionale Centrale di Firenze); vi (Archivio del conte Gilberto Borromeo di Vitaliano, in Mi nati ci ha dato modo di correggere in questa seconda nostra: pres. ediz. «la consaputa opera de’ Principi dell’umanitá», ediz. Vili, «la consaputa opera»; — pres. ediz. «quanta mai ne potrebbe», Vili. «quanto ne potrebbe»; — pres. ediz. «l’oppenione di averla io mandata al diserto», Vili. «l’opinione ch’io l’abbia mandata», ecc.; — pres. ediz. «legger paragrafi», nel significato tecnico di «far lezione su paragrafi di leggi»; Vili. «trattar paragrafi»; pres. ediz. «sembra tutta rigor di giustizia», Vili. «sembra tutta severa giustizia»; — pres. ediz. «nii piace stimarlo vero»; Vili, «mi piacerebbe che fosse vero»; — pres. ediz. «non giá uomini recitatori de’ libri altrui; non quei che marciscono le notti nella venere o ’l vino; o sono agitati da infeste meditazioni», che sono, come si vede, tre categorie diverse di persone, ma che nell’ediz. Vili., divengono, con grave offesa al senso e al buon senso, una sola: «non giá uomini recitatori de’ libri altrui, che marciscono le notti nella venere e ’l vino o in infeste meditazioni sono agitati»; — pres. ediz. «scannare l’altrui credito. benché tra le tenebre», Vili. «scannare il di loro credito, ma tra le tenebre»; pres. ediz. «questo mio forse ultimo, ma certamente piú di tutti tenero parto», Vili- «questo mio ultimo e piú di tutti tenero parto»; — pres. ediz. «Napoli, 25 ottobre 1725»; Vili. «Napoli, 25 novembre 1725». E un’altra ventina di quisquilie. Forse di questi errori o correzioni in peggio è responsabile non il Villarosa, ma il Cassitto, dal quale pare che il Villarosa avesse copia delle lettere al Giacco, e che a ogni modo, ebbe tra le mani le carte del Giacco, facendole poi andare disperse. Ma appunto perciò noi restiamo assai esitanti di fronte al testo di quelle, fra le cosi importanti lettere del V. al suo amico cappuccino, delle quali si sono perduti gli originali; per quanto, d’altra parte, ci siamo ben guardati dal mettere in esse le mani, per timore di non guastarle peggio.