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l’autografo, rifiutando tutte le correzioni, per lo piú di lingua, introdotte arbitrariamente dal Villarosa, e rispettando altresí qualche spagnolismo, che il Villarosa emendò e che non è facilmente intelligibile al lettore moderno; come (p. 59, 1. 4) «e privava appo ’l signor cardinale», che è il privar spagnuoto net significato di «essere in familiaritá» o «in favore». La collazione sull’autografo ci ha dato anche modo di leggere sotto le non rare cancellature piccoli ma notevoli brani, che abbiamo riferiti in nota. Le varie lettere inserite dal Vico nel testo sono state rivedute, sempre che si serbassero tra le carte vichiane, sugli originali: con che abbiamo potuto anche integrarle, riferendo in nota i brani omessi o dati dal Vico per semplice riassunto. Cosi del pari a p. 55, 11 . 10-1, ove, per momentanea amnesia, l’autore aveva lasciato uno spazio in bianco, s’è supplito «Amsterdam».

Ma l’innovazione principale, che compare per la prima volta in questa nostra seconda edizione, si riferisce alle pp. 63-74. Nella minuta autografa, dopo le parole «due scudi ed ancor di vantaggio* (p. 63, 1 . 12), il Vico, senza continuare nell’elaborazione letteraria, si contenta d’avvertire: «Qui, istoricamente, in terza persona e di tempo passato lontano, si rapporta (sic per «rapporti») ciò che si narra n e\Y Occasione di meditarsi quest’ opera, che va innanzi alla Scienza nuova della seconda impressione [/7J0], con queste cose che vi sí aggiungono o si trallasciano», e delle quali segue l’elenco. Codeste istruzioni furono eseguite dal Villarosa, e poi nuovamente, nella prima nostra edizione, da noi, che ricollazionammo, e non senza frutto, i brani sull’edizione originale del 1730, valendoci altresi di qualche correzione a penna introdotta dal Vico in due esemplari postillati dell’opera, posseduti dalla Nazionale di Napoli. Ma non ponemmo mente che sulla ricordata Occasione (soppressa nella redazione definitiva del 1744) il Vico tornò due volte: nelle Correzioni, miglioramenti e aggiunte terze, terminate, come s’è visto, qualche mese dopo la presente Aggiunta, e nelle Correzioni, miglioramenti e aggiunte quarte , preparate nel 1732 o ’33; e che in queste due redazioni i brani, che il Vico voleva rifusi nell’ Autobiografia, riappariscono arricchiti da giunte cosi belle e importanti, da potere, in certo senso, essere definite il testamento scientifico dell’autore della Scienza nuova. Prescinderne, dunque, sarebbe significato interpetrare le citate istruzioni del Vico nella lettera, non nello spirito, ch’era quello di dare, in questa Aggiunta, la storia compiuta della seconda