Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/375

XIV

A GAETANO BRANCONE

Per le nozze del principe di Sansevero Raimondo di Sangro con Carlotta Gaetani dei duchi di Laurenzana (1735).

Né corone né ostro o gemme ed auro giamai mi ponno, o mio Brancon gentile, rimenar il mio giá caduto aprile, né qual serpe di nuovo al sol m’innauro.

Hammi in Pindo aduggiato il verde lauro invida nebbia, a rio tòsco simile; da la tremante man cade lo stile e de’ pensier si è chiuso il mio tesauro.

Ove manca natura, inferma è l’arte, perché l’ingegno è ’1 gran padre felice di bell’opre ammirande, eccelse e chiare.

A te, cui Febo ispira e nuove e rare forme di laudi, d’allogar ben lice la gran coppia da tutt’altre in disparte.

xv

ALLA DUCHESSA D’ERCE ISABELLA PIGNONE DEL CARRETTO

Donna gentil, tra noi dal ciel discesa per innalzar al ciel nostri desiri e contemplar entro gli eterni giri la bella idea, donde voi foste presa;

se avversa sorte, al mio mal sempre intesa, con piu venti crudel d’egri sospiri non agitasse in mar d’aspri martiri mia stanca nave combattuta e offesa;

da tal subbietto qual alta immortale verrebbe lode al mio non culto stile, cantando in parte i vostri eccelsi pregi !

Poiché manca l’ingegno a’ sforzi egregi, resta il pensiero che v’inchini umile e onor vi faccia a le mie forze uguale.