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VII

i. — DI ROBERTO SOSTEGNI AL VICO Per le stesse nozze.

Gran Vico, che tra l’altre avare, ingiuste prede, c’ al Tempo involi ed a noi rendi, da l’ingorde sue man togli e raccendi le faci d’imeneo prime e vetuste;

come non fien d’eterna laude onuste l’altere nozze, se tu l’orni e accendi con quella luce che di lassú prendi u’ mal si va da cieche menti anguste?

Tu de l’oblio rivolgi ambe le chiavi, e’ nomi sparsi in tue sagrate carte varcan senza tuffarsi il nero fiume.

E mentre van ricchi di gloria e gravi, gli guata il Veglio astioso egro in disparte con torto ciglio e con dimesse piume.

2. — RISPOSTA DEL VICO

A’ miei sudor il ciel non temprò ingiuste le leggi, se tal loda or ce ne rendi, spirto gentil, che ’l mio nome raccendi tra le dens’ombre de l’etá vetuste.

Tu c’hai d’uom vero ambe le parti onuste, poi eh ’ i desiri ai primo Bene accendi e i pensier dal disegno eterno prendi che rado scende in nostre menti anguste, e tien del cuor di Febo ambe le chiavi, de’ chiari sposi sui gran nomi in carte tutto ben puoi versare il sacro fiume.

Lascia pur me, da meste cure e gravi ristretto in me medesmo, ire in disparte con fievol canto e con dimesse piume.