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POESIE VARIE
quai ti presentali ora di bellissimi obbietti eterne forme.
Su la grand’Asia il capo la superba Babelle alza e torreggia, perché dipoi per Alessandro il Magno a la greca sapienza in Dario inchini.
La perfida, feroce, alta Cartago, eh ’ambiziosa affetta
su l’impero del mar quello del mondo, dal fulmin de la guerra inclito Scipio veduta appena e tócca, consegrata cadeo
a la virtú romana, arsa e distrutta.
Di sua felicítade ebbra ed insana,
donna de le provincie,
infuria ne’ capricci e ne’ piaceri
sfacciatamente dissoluta Roma,
che per ornar di marmi e bronzi e d’oro
parve insultare a la natura il fasto;
confa meraviglioso
splendid’ampio covile
di tante crude, immani, orrende fiere,
da l’aquilon gelato
scendon barbare genti a darle il foco,
perché, quando a si rei fini infelici
pur condussero il mondo
e la sapienza e la potenza umana,
contro a le quai nimiche il vero Iddio
sostenne la celeste
con prove di miracoli e martiri,
quivi fermasse il regno
sua veritade eterna,
la qual a un bene immenso ed immortale gli oracoli dettasse ai ver-credenti.
Questa somma e sovrana gloria di Roma ond’è l’Italia in pregio,