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IV

NELLA PROMOZIONE DELLA SANTITÀ DI CLEMENTE XII

AL SOMMO PONTIFICATO ( 1730 ) Che insolito in me sento e raro e novo, onde in quest’egro afflitto, ch’ai fondo mi premea, mortale incarco, piú che spedita mai volar si vide 5aquila altera o scitica saetta,

fendo le nubi e m’ergo su te superbe, stolide, feroci, empie cime di Pelio, Ossa ed Olimpo? Ecco di sfera in sfera,

io di pianeta in pianeta e d’astro in astro,

il piú puro del eie! squarcio e sorvolo. Deh! come giá l’argivo legno occhiuto, Perseo, le spoglie del famoso Alcide, e ogni nitro che fissò la greca gloria 15a l’etra de’ suo’ eroi chiaro trofeo,

mi fugge sotto e cade, s’impicciolisce, si dilegua e sgombra!

Oh quanto corto, oh quanto col suo lungo aguzzar l’occhio ne’ vetri 20è quel che ne le stelle Urania osserva!

Poiché quanto le fredde sono minor de la gran fascia ardente, tanto maggior de la gran fascia ardente sparsa vegg’io d’inaccessibil luce 25zona che cinge e tiene avvolto il mondo,

ov’ a note di ben saldo diamante alto vi leggo sculti i grand’ imperi; i quai ben da una parte