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trae fuor le cose in questa bella luce

sotto le varie lor forme infinite

de le quali fornisce e adorna il mondo,

485e da tale suo studio

«padri» voi dèi, «madri» noi dèe siam dette. E quindi avvien che, come Giove abborre la rea confus’ion de’ semi tutti, che poi dissero «Cao» color che sanno,

490cosi odia e detesta

la rea confus’ion de’ semi umani, che prima disser «Cao» le rozze genti. Intendi, intendi pure l’alte leggi del fato;

495tu t’innalzasti in cielo,

perché Giove con teco e gli altri numi serbasse in terra le virtú civili, che pòli sole serbar la spezie umana: ei comanda le nozze,

500che madri son de le virtú civili,

ond’io, moglie di Giove, le fo certi e solenni,

Venere, dolci, e tu le fai pudiche, e ’n carmi ne dettò le leggi Apollo;

505onde Imeneo sul Pindo a lui sacrato

nacque d’ Urania che contempla il cielo, e l’educáro le sue sacre muse, che cotesta, che tu pregi cotanto, eterna castitá vantano anch’elle.

510Deh mira adunque,

deh mira intorno con ciglio grato tante matrone, fide custodi

515de l’alto sangue

di tante illustri chiare famiglie,