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Perché lo stesso a noi lecer non debbe? che, perché onnipotenti, credettero le genti

poter pur ciò eh’ è ’n sua ragion vietato, 65e fur da noi sofferte

che credessero il tutto a noi permesso, purché credesser noi poter ’1 tutto e si le sciolte fiere genti prime apprendesser, temendo,

70dal divino potere

ogni umano dovere.

Del garzon dunque valoroso e saggio

che coll’alte virtudi

veracemente serba il nome antico,

75che d’ immortalitá risuona amante,

e de l’alta donzella, di cui sovra uman corso vien dal bel corpo la virtú piú bella, ond’è a la terra e al ciel cotanto cara 80che fatto ha sua natura il nobil nome,

ornai P inclite nozze festeggiamo danzando, o sommi dèi; e chi a menar la danza ha ben ragione, l’auspice de le nozze ella è Giunone.

85Esci dunque in danza, o Giove,

ma non giá da Giove massimo, di chi appena noi celesti sostener possiam col guardo il tuo gran sembiante augusto;

90esci si da Giove ottimo,

con quel tuo volto ridente, onde il cielo rassereni e rallegri l’ampia terra, e dovunque si rimiri,

95fondi regni, inalzi imperi,

tal che ’l tuo guardo benigno