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Codice carolino ; scrisse versi e commedie, nelle quali soleva anche recitare; curò edizioni delle Battaglie del Muzio e delle Poesie di Francesco Lorenzini; e compilò altresi i Ragguagli dell’ accademia degli Oziosi istituita in casa del signor don Niccolò Salerni (Napoli, 1734), intorno alla quale si veda sopra p. 127.— Il passo del Giustiniani è nelle Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli (Napoli, 1787-8), I, 154: per quelli della Scienza nuova messi a profitto nella ricostruzione della presente lettera cfr. ediz. Nicolini 2 , capovv. 910 e 1034.

LXV. — Non si conosce quale posto il V. volesse far conferire a suo figlio Gennaro per mezzo del p. Lodovico, né se questi, secondo la sua promessa, s’occupasse della cosa «a rinfrescata» , cioè nell’ottobre 1733.

LXVI. — Cfr. pp. 84, 130. — Pel conferimento al V. della cattedra di rettorica cfr. p. 112. — L’«ordine reale» di Filippo V è quello relativo alla riforma dell’Universitá di Napoli del 1703 (cfr. sopra p. 113). — Ai tempi del V. si diceva che una cattedra era «opposta» allorché la si metteva a concorso. Ma contro la sua esplicita affermazione che, nel 1703, egli fosse dispensato dal ridare il concorso, starebbero: 1. una consulta del cappellano maggiore Vidania del 1723, in cui è detto che, per la rettorica, il V., oltre quello del 1697, aveva dato nel 1703 un secondo concorso, in occasione dei «concorsi generali * ; 2. il bando stesso di questi concorsi generali del i° gennaio 1703, nel quale è mentovata anche la cattedra di rettorica, con l’avvertenza che per essa il tempo utile per presentarsi sarebbe decorso dal 6 gennaio. Tuttavia il Vidania potrebbe aver ricordato male, e il V., malgrado l’inclusione della sua cattedra nel bando, avere ottenuto una dispensa all’ultimo momento. — Per l’accenno al Tanucci cfr. pp. 309-10.

LXVII. — La Scienza nuova di cui qui si discorre è la seconda (1730). — I fratelli Paolo Emilio e Giulio Cesare Marocco, forse scolari del V., erano probabilmente figliuoli di Carlo Marocco (16781724), anch’egli, come loro, di Caiazzo e cultore di studi storici e letterari (cfr. Lauro, Dizionario degli uomini notevoli di Terra di Lavoro , al nome). — Il «Silvio» è, naturalmente, il De dictis et factis Alphonsi ecc. di Enea Silvio Piccolomini. — L’«Usserio» è lo storico irlandese Giacomo Usher (1580-1656).

LXVIII. — Il marchese di Salcito era di casa Francone; ma il volume di sue poesie a cui qui s’allude, e del quale pare che il V. fosse al tempo stesso revisore letterario e censore civile, è