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cilmente e chiaramente il forte ed il filo; tanto piú quando questi parlari, come le ossa e i nervi di quest’uomo interiore, si van tratto tratto rivestendo di parole e d’immagini e di fatti particolari, come ricoprendone tutto lo scheletro di cartilagini e di carne e di membrane e di pelle; le quali cose ci nascondono Tesatto ordine e diramazione delle nostre ossa e de’ nostri nervi. Ond’io, per far palese quanto poteva il mio ordine, non solo mi son valuto del bell’ordine della sintesi ed analisi che le accennai, ma ancora mi son presa la grossa briga di ripeterlo a rovescio per via dei tre moti, cioè retto, obliquo e circolare, assegnati alle menti umane ed angeliche dal gran platonico e teologo Areopagita. insegnando egli che le menti umane vanno col moto retto dalle cose particolari alle universali e da queste obliquamente tornano a quelle, e finalmente, perfezionati questi due moti, che fanno tutto il cammino della meditazione, le menti nostre, se non si van elle baloccando tra via, al moto circolare, come nella quiete, si formano; e questo solo è il moto delle menti angeliche, le quali non hanno perciò bisogno di meditare, se tutto insiem elle contemplano le veritá une e prime nel centro delle loro idee universali. Or io, cominciando dalla mia sintesi meno universale, siccome è l’universale dell’uomo mio, vado poi a farne Tanalisi piú generale, qual dee esser l’analisi dell’eroismo, che piú si accosta alla semplicitá e unitá dell’uomo archetipo. E questo moto si può chiamare il moto retto, dal qual moto io procedo per i gradi suoi al moto obliquo, discendendo via via gradatamente da Gesú Cristo alla di lui divina Madre, che fa la prima immagine della perfezione del divino Figliuolo. Ed ecco che né pur questa è digressione, ma necessaria progressione; siccome è quella di passar da lei alle perfezioni degli ordini angelici, e da questi all’uomo eroico, e da questo ai piú e manco eroi, per comprovare tuttavia che l’uomo mio tra questi solennissimi uomini fosse stato uno de’ piú solenni e singolari, e finalmente, per dimostrare tutto l’ordine intero, discendo a tutti i gradi degli esseri e fino all’infimo, siccome è la ragione delle cose insensate. E cotesto mi pare un bell’ordine di ragionare ed ogni arte, se cotesto è il grand’ordine