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mi piacerebbe, si, che ove dissi «si scuopre l’idea», si dica «si dimostra l’idea», che sarebbe un senso doppio assai acconcio, per essere l’orazione in genere dimostrativo e perché vi si dimostrano i principi della vostra dottrina.

Le rendo grazie infinite del gentil dono di che Vostra Signoria illustrissima senza alcun mio merito si è degnata onorarmi per mezzo del molto reverendo padre*** Gaeta, degnissimo fratello vostro.

[Napoli, circa il 15 ottobre 1737.]

LXXIX

DI MONSIGNOR MUZIO GAETA Continua a tessere l’elogio della propria opera.

Le lettere di Vostra Signoria illustrissima, non meno che la sua gran dottrina, sono insomma come i gran fiumi, che quanto piú scorrono tanto per via piú s’ingrossano e si spandono e bagnano e fecondano e rallegrano piú le campagne e le terre; siccome io sperimento dalla terza sua lettera, colla quale maggiormente m’illumina e mi obbliga e mi consola, per cui si accresce il mio debito e ’1 mio profitto. Io dunque di tutto la ringrazio sempre piú e al suo gran giudizio mi rimetto e acquieto, da una cosa in fuori, perché fa la somma delle mie cose il pregio della mia opera: come è la cosa di passar Ella risolutamente per digressioni o per appicchi quello che fa l’ordine e come Tossa e i nervi della mia scrittura, la qual comincia dall’uomo e procede coll’uomo e termina finalmente nell’uomo, giacché comincia dal mio uomo eroico particolare, procede colTuoino eroico in generale e fa il gran punto nell’uomo eroico archetipo; e tutto quanto quivi si ragiona, e quanto qua e lá si dimostra, tutto va quivi e si raggira generalmente e circolarmente intorno al grand’uomo come intorno al centro suo. Ma, perché si tratta di cotesto grand’uomo interiore e mistico assai, non è sempre facile di dimostrarne fa