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trina da alcun tempo in qua o si riveriva come una divinitá occulta o si riferiva come una riposta erudizione o si derideva come una vanitá.

Ma Vostra Signoria illustrissima non usa il metodo mattematico, il quale, ove non sono figure di linee o numeri, non porta necessitá e spesso, invece di dimostrar il vero, può dar apparenza di dimostrazione al falso, come con lo stesso metodo geometrico Benedetto Spinosa impone a’ cervelli deboli una metafisica dimostrata che porta all’ateismo. Nemmeno vi adoperate le dimostrazioni geometrice o aritmetiche per somiglianze, come i filosofi hanno usato finora di fare; ma, con istupore di chi vi leggerá, fate scendere i vostri principi metafisici a dimostrar egualmente cosi le perfezioni de’ corpi, de’ quali prima propietá è la grandezza, come quella degli animi, di cui la maggiore propielá è la virtú. E qui mostrate la vostra aria grande e di teologo e di filosofo e d’oratore, ove si sarebbe ogn’altro perduto: ch’avendo questo santissimo pontefice avuto alcune fiale de’ grandi trasporti, ch’agli occhi volgari forse han potuto sembrare grandi difetti, Ella, per le di essolui eccedenti, copiose, varie, diverse instancabil virtú avendolo riposto dentro l’ordine universale nel quale versan gli eroi, fa vedere questa essere propietá di eroismo, per quel principio che stabilite che la virtú eroica è dentro l’ordine universale, a cui servono talvolta i particolari disordini.

E questo è quanto ho potuto io scorgere del vostro gran pensiero, eh’ Ella mi comanda ch’io indovinassi se egli vi sia riuscito. Se non ho dato al segno, incolpatene non la mia diligenza ed attenzione in meditare la vostra divina opera, ma la mia poca sagacitá ed acutezza di penetrarla.

La maniera del dire è piena di luce ed è sostenuta da una fiducia generosa e da un’asseverazione magnanima, lo che assolutamente forma un certo dir da signore; la copia de’ sentimenti è affollata; le parole tutte signoreggiano sulle vostre nuove, rare e sublimi idee, talché lo stile si conduce con una maestosa semplicitá, quale debbe esser d’un pur parlante filosofo. Vi si leggono, è vero, spesso le agnominazioni o bisquitti; ma sono

G. B. Vico, Opere - v.

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