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che le leggeva niun dolore per lo miserevole suo corpo sentiva. E poscia gli si sono i spiriti cosi ravvivati che, senz’apportargli incomodo il suo grave malore, e quasi ito via, ha potuto seguitare felicemente la lettura delle Annotazioni alla Tavola cronologica , colle quali si è chiarificato e tratto fuori da’ maggiori dubbi che in cronologia egli avesse, de* quali né il Petavio nè il Labbé né lo Scaligero né l’U.sserio l’avevano appien soddisfatto, quanto ora si vede dal signor don Giambattista ammaestrato. Perché certamente, dovendo la cronologia servir di base alla storia e di piede, se ella non è stabile e ferma, di facile faralla crollare, ed egli è assai verissimo ancora che, non distinguendosi bene i tempi e con essi i costumi, è agevole a fare idee ingannevoli e che mettano in confusione le cose tutte, come, a cagion di esemplo, di essere stati i persiani vinti sotto Alessandro simili a’ vincitori sotto Ciro; che la Grecia fosse stata tanto libera nel tempo di Filippo quanto in quello di Temistocle; che il popolo romano fosse si fiero sotto gl’imperadori che sotto i consoli; e simili cose che, per l’oscuritá cagionata dalla secchezza della cronologia, e molto piú dalla poca avvertenza di chi l’ha trattata, fanno la storia intralciata di molto, ché non poco danno ne può avvenire, essendo nella storia la politica in buona parte fondata.

Come ha sommamente goduto nel leggere questo poco e se n’è in molto approfittato, cosi fermamente si assicura e promette di godere e maggiormente approfittarsi nel leggere il restante dell’opera, nella quale, per quello che va scorgendo, vengono con tutta distinzione e chiarezza appianate le cose che dottamente sono toccate nel libro non meno dotto De constantia pkilologiae , e la mitologia e la filologia ne vengono assai rischiarate, togliendosi loro quelle fantastiche ed insulse interpetrazioni che i mitologi e i filologi finora hanno fatto secondo il capriccio o, per meglio dire, il ghiribizzo loro dettava.

E perché non altro egli può, non lascerá di pregare il sommo Dio acciocché si compiaccia donare al signor don Giambattista vita lunga e sana e felice, perché possa da di in di colla feconda sua mente rendere chiara ed illustre la nostra Italia a