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la strada per farmi una volta una scappata e secolei trattenermi per qualche mese e con alcun altro di cotesti signori. Io credo essere stato un tratto particolare della divina provvidenza ch’io giá quatro [ quattro >] anni, quando fui costi per pochi giorni, non avessi la bella sorte di abboccarmi con Vostra Signoria illustrissima, perché forsi non mi sarei piú partito di Napoli, e con ciò mi sarei opposto alle disposizioni della medesima provvidenza. Non rista però ch’io sempre non me ne risenta e meco medesimo non mi lagni di aver perduta una si bella occasione di conoscere una mente delle piú rare che siano al mondo. Non esagero, non adulo: parlo siccome sento nell’animo mio. Ma molto piú però mi dolgo e mi lamento che ’l merito suo non venga riconosciuto e premiato da chi potrebbe e dovrebbe. Oh quanti prodigiosi parti dell’ingegno suo si sarebbono veduti, e tuttavia in breve tempo si vederebbono, sotto l’aura benefica di un qualche generoso monarca ! Io non finirei mai di parlare dí Vostra Signoria, e pariarei senza ordine, perché penetrato dal suo merito, in cui io non ci veggo limiti, né la mia per altro giusta passione mi permette di pensare ordinatamente, trattandosi di farne uno sfogo in brieve foglio, che per la prima volta le umilio.

Io l’abbraccio strettamente, e col cuore sulle labbra le stampo un baccio in fronte, senza pregiudizio però del somo [ somnio ] rispetto che le porto e per cui fo mia gloria essere riconosciuto, ere.

Venezia, 27 giugno 1733.

LXIV

A GIUSEPPE PASQUALE CIRILLO Sulle maschere antiche.

[Lorenzo Giustiniani, nel parlare d’una tornata della risorta accademia degli Oziosi tenuta in casa di Isabella Mastri! li duchessa di Marigliano, d’un discorso che vi recitò il Cirillo