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ben ragionata storia, e cosi han fatto pompa di quel che dite «raccordarsi» e «fantasia». Nessun ve n’ha che si fosse specchiato nella vostra mente, che ha voluto scuotersi quella schiavitú che ha premuto finora miserevolmente i cervelli de’ piti addottrinati. Quindi è che gli uni, spinti da vento contrario, han rivolto bruttamente le lodi in biasimi, ricorrendo all’ usato rifugio di «non intendere»; e gli altri, rovinosi sotto la propia mole de’ loro apparati e sbalorditi a vista della vostra luminosa ragione, che sempre andante ammenda, supplisce e interpetra i fatti piú oscuri ed intrigati della storia, son rimasti per alquanto di tempo storditi: di poi, ripigliato sembiante di confusi e maravigiiosi, son caduti, non volendo, nella openione de’ primi; e si entrambi concorsi d’accordo a dispreggiare: appunto come fanno i figliolini che, qualora truovan compagni, si portano a deridere i tratti piú seriosi della vecchiezza, che, soli, rimirarebbono con aspetto di venerazione.
Or questa grande architetta di vostra mente, la quale ne ha scoverto al possibile i disegni della Provvedenza nell’ordinare il mondo delle nazioni, in questa ultima operetta mi si è fatta vedere in grado piú sublime che nel Dritto universale e nella Scienza nuova : si che, rifondendone netta la cagione all’essersí pivi e piú spiegata la mia capacitá, sono stato tratto a giudicare essere e il Dritto universale e la Scienza nuova opre d’altra mente che non credeva, e tenerle in altro preggio; e son certo che, ripigliandole, nuove bellezze vi riconoscerei e nuovi lumi. E questo volli dire mentre dissi essere una grand’opra ed avermi destato maggior maraviglia che le altre tutte. Dipoi fosse vostro disegno, fosse la Provvedenza fuor d’ogni vostro intendimento, sono stato condotto a rapparare i vostri parlari alle migliori idee, e quelle che han pensato i filosofi e quelle colle quali non filosofo, non teologo, ma ella stessa la Provvedenza con certe singolarissime occasioni ne addottrina ed illumina. Il perché mi lasciai cader di penna «esser da piú che le bibbioteche di tutti i filosofi». Onde veda Vostra Signoria con quanta ragione vi abbia detto esser uopo anche a’ piú raffinati di altre vostre opere. Deh! non vi incresca, riveritissimo mio signor Giambattista, di