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mostrar loro di sottilissimo filo la veritá con aspetto di compiacenza, perché le lingue sono, per dir cosi, il veicolo onde si stransfonde in chi le appara lo spirito delle nazioni; — si condanna lo studio che assolutamente bisogna per l’intelligenza del diritto romano latino, che molto riceve di lume dall’orientale de’ greci, col quale si giudicano le cause in tutti i tribunali d’Europa; — si condanna lo studio della lingua della nostra religione, con cui parlò la Chiesa greca e parla tuttavia la latina; e precisamente è necessario per le controversie che debbono nascere con le novitá che posson surgere nella Chiesa; — si condanna la lezione degli oratori, i quali soli ci possono insegnare il tuono con cui la sapienza favella; — si condanna quello degli storici, i quali soli si possono sperare veraci consiglieri de’ principi senza timore e senza adulazione; — si condanna finalmente quello de’ poeti, col falso pretesto che dican favole: nulla riflettendosi che le ottime favole sono veritá che piú s’appressano al vero ideale o sia vero eterno di Dio, ond’è incomparabilmente piú certo della veritá degli storici, la quale somministrano sovente loro il capriccio, la necessitá, la fortuna; ma il capitano, che finge, per cagion d’esempio, Torquato Tasso nel suo Goffredo, è qual dee esser il capitano di tutti i tempi, di tutte le nazioni; e tali sono tutti i personaggi poeti per tutte le differenze che ne possono mai dare sesso, etá, temperamento, costume, nazione, republica, grado, condizione, fortuna; che altro non sono che propietá eterne degli animi umani ragionate da’ politici, iconomici e morali filosofi, e da’ poeti portate in ritratti. Allo incontro, come se i giovani dalle accademie dovesser uscire nel mondo degli uomini, il qual fossesi composto di linee, di numeri e di spezie algebraiche, empiono lor il capo de’ magnifici vocaboli di «dimostrazioni», di «evidenze», di «veritá dimostrate», e condannano il verisimile, che è il vero per lo piú, che ne dá quella regola di giudicare che è un gran motivo di vero ciò che sembra vero a tutti o alla maggior parte degli uomini; di che non hanno piú sicura i politici in prender i loro consigli, né i capitani in guidare le lor imprese, né gli oratori in condurre le loro cause, né i giudici in giudicarle, né