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maggior gloria e a soddisfazione di me, che desidero ardentissimamente promosso e divolgato il di lei merito e nome, e desidero pure qualche suo comando, in eseguendo il quale possa far conoscere che veramente sono con tutta la stima, ecc.

Porcia, 2 aprile 1728.

XLVIII

DI FRANCESCO SAVERIO ESTEVAN Y PARA E PUNAR Protesta la sua ammirazione per le opere del Vico.

Due sono, riveritissimo signor Giambattista, le caggioni per le quali io, non essendo ancora nel numero de’ vostri amici e non per anche a voi conosciuto, sonomi mosso a scrivervi. L’una è la grandissima gentilezza vostra, colla quale non pure quegli accogliete che aver con voi commerzio di lettere e di dottrine desiderano, ma tutti coloro altresí i quali le belle e laudevoli cose o di assaggiare o d’imitare si studiano; l’altra è il non aver potuto da molto tempo communicar con voi di presenza. Conciosiacosaché giá corre il quarto anno che, da fastidiosi e gravi e lunghissimi malori di corpo contrastato, sono stato di forza tratto a muovere di codesta inclita e magnifica cittá di Napoli e mia padria, e, tutti gl’ intrapresi studi di lettere intralasciando, qua ritirarmi in questo mio villaggio per rintuzzare colla quiete dell’animo la forza del male sopravvenutomi e ristabilir tratto tratto le giá infievolite forze di corpo. Il perché non avendo potuto io per si lungo tratto di tempo il conceputo desiderio, ch’era di communicar con voi, ad esecuzion mandare, lo qual sin d’allora mi cadde in animo ch’ebbi in sorte voi e le opere vostre conoscere, emmi parso finalmente convenevole, se non di presenza, almen per lettera l’usar con voi quell’officio che a valentuomo si deve, non pure per dedicarmivi buono amico e servidore, quale io mi vi professo, ma per apprendere altresi da Vostra Signoria quegli ammaestramenti e