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Ma sapienti sono uomini di altissimo intendimento, di erudizione tutta propia, generosi e magnanimi, che non altro studiano che conferire opere immortali nel comune delle lettere. Tra’ quali o ’l primo o tra’ primi è Vostra Paternitá riveritissima, la quale ora io divotainente priego ad accogliere con la sua solita altezza d’animo, siccome ha fatto degli altri, questo mio forse ultimo, ma certamente piú di tutti tenero parto, il quale con la buona vostra grazia sará piú agiato tra le vostre rozzissime lane che non tra le porpore e i dilicati bissi de’ grandi.

E, faccendole umilissima riverenza, mi confermo, ecc.

Napoli, 25 ottobre 1725.

XXXVI

A GIOVANNI LECLERC

Manda l’opera anzidetta.

La risposta (0, pienissima di degnazione, rendutami tre anni fa per mano del signor principe d’Avellino, con la quale Vostra Signoria illustrissima mi accusava la ricevuta de’ due miei libri De uno universi iuris principio et fine e De constantia iurisprudentis, che io per lo signor conte Wildenstein l’aveva dentro l’istesso anno inviati, ed il luminoso luogo eh’ Ella favori l’anno appresso dar loro nella sua immortale Biblioteca , sono stati come due mantici, onde io formassi il getto di quest’altra opera, la quale, pieno di riverenza e rispetto, presentemente l’invio. Questa, a dir vero, è unicamente figliuola della vostra generositá, la quale va sempre di séguito alla grandezza di stato di chi la usa, siccome con meco la usaste voi, che per la vostra stupenda erudizione ed ammirabil sapienza siete da per tutto riverito principe de’ dotti uomini del nostro secolo. Io pure apertamente

(1) La si veda ia questo volume pp. 44-3, e cfr., nel presente Carteggio , lettera sxiv [Ed.].