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Ma son cittadino, e molto per miei bisogni conversevole; si ricordan di me, fin dalla mia prima giovinezza, e debolezze ed errori, i quali come gravemente avvertimo in altrui, cosi altamente ci r imangon físsi nella memoria, e per la nostra corrotta natura diventano criteri eterni da giudicare di tutto il bello e compito che per avventura altri faccia dopoi. Io non ho ricchezze né dignitá, e si mi mancano due potenti mezzi da conciliarsi la stima della moltitudine. Talché costoro nulla curano di leggere quest’opera, e cosi il travaglio che dovrebbero durare in meditarla si fa loro innanzi in comparsa di uno schivo disdegno di farle onore; o se pure la leggono, perché non le precede la stima, non le prestano l’attenzione dovuta, e si, non comprendendola tutta insieme, gli si presentano a brani tante novitá tutte difformi dalle loro preconcepite opinioni, che veramente fan lor sembiante di mostri. Onde i dotti cattivi, che amano piu l’erudizione che la veritá, perché quella gli distingue, questa gli accomuna con tutti, prendono volontieri occasione col colore di patrocinare l’auttoritá de’passati, tanto plausibile quanto è grandissima quella di tutti i tempi; mi concitano contro degli odii mortali, perché le lodi, di che i veri savi, come voi siete, per vostra bontá me ne date, gli ritengono a cagionarmi disprezzo. Ed in effetto le prime voci, che in Napoli ho sentito contro di me da coloro che han voluto troppo in fretta accusarmi dal medesimo saggio che ne avea dato, erano tinte di una simulata pietá, che nel fondo nasconde una crudel voglia d’opprimermi con quelle arti, con le quali sempre han soluto gli ostinati delle antiche o piú tosto loro opinioni rovinare coloro che hanno fatto nuove discoverte nel mondo de’ letterati.

Però il grande Iddio ha permesso per sua infinita bontá che la religione istessa mi servisse di scudo, e che un padre Giacchi, primo lume del piú severo e piú santo ordine de’ religiosi, dasse tal giudizio per bontá sua delle mie debolezze. Vedete, reverendissimo padre, quanto mi onora, quanto mi rinfranca, quanto mi sostiene e difende la vostra pregiatissima lettera. Il sommo Iddio ve’ 1 riponga con secondare tutti i vostri